Dal Lussemburgo all’Italia, passando per Berlino


Dischi d’oro e di platino in Italia, premi musicali nel Regno Unito e importanti riconoscimenti per la sua pizzeria a Berlino. Occasionalmente deejay per il Milan, è attualmente il direttore musicale di “The Voice”. Dopo aver vissuto a Londra, Parigi, Bologna, Berlino e Milano, può affermare con sicurezza di aver visto e vissuto parecchio“Mi sento europeo al cento per cento”, ama dire Alex Uhlmann. Con l’album di debutto, “Tourist In Your Own Town” del suo gruppo indie rock londinese “Friday Night Hero”, ha vinto un Indie Music Award per “Best UK Live Act”. Mentre “The Great Shake” dei “Planet Funk” è stato certificato disco d’oro. Nel corso di tre anni, Alex ha suonato in oltre 200 concerti dal vivo in tutta Europa con i “Planet Funk”, tra cui quello al Gran Premio di Formula 1 Premio a Monza, allo Stadio Olimpico di Roma e un tour da protagonista in Russia. Dopo diversi progetti e collaborazioni, Alex Uhlmann si è ulteriormente affermato come cantautore, cantante, produttore e DJ, e ora anche come artista solista.


Da bambino giocavi a tennis e sei arrivato fino alla nazionale, la musica l’hai scoperta dopo o l’ha praticavi insieme allo sport? Ad un certo punto della tua vita hai scelto la musica, come mai?

Ho iniziato a suonare il piano a 7 anni. Alla stessa età ho iniziato il tennis. A 15 anni ho iniziato a cantare nella prima band e non mi andava più di andare a letto presto perché il giorno dopo avevo il torneo di tennis. A 17 anni ho scelto la musica. Ho realizzato che per vivere bene di tennis dovevo rientrare nei primi 20 tennisti al mondo. I sacrifici erano tanti e ho pensato che forse non ce l’avrei mai fatta. Anche con la musica sarebbe stato difficile ma forse i sacrifici sarebbero stati meno dolorosi…

Alex Uhlmann

A 18 anni sei partito dal Lussemburgo, dove sei nato, per andare in Inghilterra. Durante la fase inglese, hai suonato con varie band: Friday Night Hero e poi i Planet Funk; dopodiché sei arrivato in Italia. Ci racconti un po’di questo periodo?

Ho pensato che se volevo combinare qualcosa con la musica dovevo andare dove si faceva quella che piaceva a me: a Londra. Ci sono andato per fare gavetta e l’ho fatta per anni. Ho suonato ovunque in UK, tanti tour non da headliner ma aprendo i concerti. Nel mio gruppo cerano i miei migliori amici. Ci siamo trasferiti tutti insieme. A poco a poco però sono tornati tutti in Lussemburgo e così ho formato i ‘Friday Night Hero’ con 4 ragazzi di Brighton. Quei tempi sono stati i più belli, prima del primo contratto discografico. Questo mi ha sempre fatto pensare a John Lennon che diceva ‘La vita è ciò che ti accade mentre sei intento a fare altri piani.’  Alla fine ci siamo spostati a Berlino perché suonavamo tantissimo in Germania, dopodiché sono arrivato in Italia per i Planet Funk.

Per quelli che ancora non lo sanno, qual è il tuo ruolo nel talent “The Voice”, e cos’é che ti ha convinto ad accettare questo incarico?

Sono direttore musicale. Dicevo prima che da giovane sono andato in Inghilterra per fare la gavetta e suonare il più possibile dal vivo. Lasciando stare la pandemia che ha solo aggravato la situazione, i giovani oggi dove suonano? Non ci sono molti locali che danno loro questa opportunità. E mi sembra che ci sia sempre meno pubblico curioso a tal punto da andare in un locale per scoprire un gruppo sconosciuto. Oggi il talent da l’opportunità a un giovane di esibirsi. Aiuta a bruciare un po di tappe e a farsi conoscere al grande pubblico. Sarebbe meglio crescere piano piano, nei locali, ma questo oggi è più difficile, se non impossibile. A me piace scoprire talenti e meno male ce ne sono tanti anche qui in Italia. 

Hai dichiarato più volte che se devi pensare a un DJ pensa a David Morales, che consideri uno dei più bravi. Con lui hai pubblicato un pezzo, con la label storica di house music di NY ‘Nervous Records’, che si chiama “one race”. Ci racconti di questa esperienza?

Si e non solo. Ho cantato anche ‘Back Home’, il primo singolo di David per la sua etichetta ‘Diridim’ e il secondo pezzo frutto della nostra collaborazione della quale sono molto orgoglioso. Da giovane in Inghilterra mi ricordo le serate in cui suonava lui. Mi rendevo conto che era speciale, le sue serate erano e sono un viaggio incredibile e lui trasmette la grande passione che mette in ogni cosa che fa. Poi è una persona splendida. Ho avuto la fortuna di andare anche in tour con lui. Quello che ha fatto David per la house music è comparabile a quello che Michael Jackson ha fatto per il pop. Un vero pioniere. 

Da poco è uscito il tuo primo singolo dove canti da solo: Paris or Rome, mentre a maggio uscirà l’album. Come è maturata la decisione di iniziare questa nuova avventura da solista?

Essendo nato in Lussemburgo da genitori tedeschi non ho delle radici ben definite. Inconsciamente ho sempre cercato di trovare un posto in cui vivere che mi faccia sentire a casa. Così ho cambiato città quasi ogni due anni fino a oggi. Quando ho scritto ‘Paris or Rome’ stavo letteralmente pensando alla tappa successiva della mia vita. Invece poi sono finito tra Milano e Berlino. Ho realizzato oggi che non conta dove vivo o di dove sono ma conta quello che faccio ogni giorno per essere felice. Ed è la musica.

Alessandro Leonardi e Alex Uhlmann

A Berlino hai una pizzeria che si chiama Futura, segnalata dal Gambero Rosso e quindi molto titolata. Come mai questa scelta, in un settore totalmente diverso da quello della musica.

 Io amo la pizza e ho un forte legame con Napoli. In Alessandro Leonardi, mio socio in affari, cognato e pizzaiolo straordinario, ho trovato la persona perfetta per aprire una pizzeria. Poi essendo metà tedesco mi fa piacere che sia a Berlino.

In questo anno di pandemia cosa hai fatto? Come ti organizzavi la vita?

Sono diventato padre e quindi ho passato del tempo con mia figlia, la cosa più bella di questa pandemia. E ho scritto tanta musica.

Domanda finale: progetti attuali, progetti futuri e un sogno nel cassetto.

Sto finendo il mio prossimo singolo ‘Never be the same’, che esce il 21 maggio. A settembre poi uscirà l’EP e spero di suonare un po’ in giro. Sogno nel cassetto? Vivere a New York.

Danilo Bazzucchi