Chitarrista jazz vario e versatile, Luca di Luzio suona la chitarra elettrica, acustica e classica con uno stile che spazia dagli standard jazz e bossa nova al funk, jazz moderno, fusion e blues. E’ tra i pochissimi artisti a suonare la chitarra 7 corde. Diplomato in chitarra jazz al Conservatorio di Musica Frescobaldi di Ferrara, durante la sua carriera concertistica come chitarrista jazz Luca di Luzio ha suonato e registrato con molti artisti italiani e internazionali e altri chitarristi jazz, tra cui: Dave Weckl, Jimmy Haslip, George Whitty, Fabrizio Bosso, Paolo Fresu, Massimo Manzi, Javier Girotto, Roberto Spadone, Marco Tamburini, Max Ionata, Teo Ciavarella, Giancarlo Schiaffini e tanti altri. E’ il Direttore Artistico di Cesena Jazz.

Allora Luca cominciamo parlando degli inizi, come ti sei avvicinato alla chitarra e a quale età?

Mi sono avvicinato per curiosità come molti ragazzi, tra i 10/13 anni ho iniziato a studiare flauto traverso, per poi passare al basso che suonavo in una garage band ed infina alla chitarra. Dai vent’anni in poi suonare la chitarra é diventato una cosa molto più seria.

Sei di origini pugliesi, ma vivi a Cesena. E’ stata una scelta di vita, di lavoro o altro?

Sono partito dalla Puglia che avevo 17 anni, ho vissuto quindi gran parte della mia vita in Emilia Romagna, prima a Ferrara poi a Cesena. Naturalmente conservo delle radici fortissime con i posti dove sono nato, ma sono altrettanto legato sia all’Emilia prima e alla Romagna poi, così come sono legato agli Stati Uniti, che considero la mia seconda patria, soprattutto a livello professionale.

A proposito di Cesena, tra poco inizierà Cesena Jazz 2023, di cui tu sei Direttore Artistico. Parliamo del programma e del fatto, molto positivo, che nonostante l’alluvione di maggio il Festival comunque si farà

Sì, fortunatamente si farà, pur tra mille difficoltà causa il terribile evento di metà maggio che ha messo in ginocchio gran parte della Romagna, Cesena compresa. Vorrei fare una cosiderazione, questo disastro ha messo in luce il grande cuore dei romagnoli in primis, ma degli italiani in generale, passati i primi momenti di terrore e incredulità tutti, ma proprio tutti si sono dati da fare a pulire strade, case allagate etc. Non solo gli indigeni, ma anche tanta gente da fuori e da ogni parte d’Italia e questa é una cosa che ci ha colpito molto e ci ha inorgogliti, é stato un gran gesto di solidarietà civile. Tornando al Cesena Jazz festival, siamo riusciti a fare un buon programma, ci saranno gli Area, qualche giovane talento locale come Massimiliano Biondi con il suo Quartetto con cui presenterà il suo disco, avremo una bravissima cantante, Lisa Manara che si esibirà in duo e farò la prima data del mio tour estivo, proprio in occasione del Cesena Jazz Festival, con un quintetto composto da Manuel Trabucco, Dave Weckl, Alain Caron, George Whitty e da me. Dopodichè dal 18 luglio partirò con il tour.

In più di un’occasione hai detto che a te del Jazz piace il genere “fusion”, mentre un tuo amico (riportando una tua citazione) ha detto che hai un sound “CaliFoggiano”. Che vuol dire esattamente?

Si é vero, a me piace la fusion, ma in verità il Jazz mi piace tutto. la fusion é una sorte di dialetto, ma la matrice é sempre lo stesso linguaggio jazzistico, dal dixiland all’hardpop alla fusion alla fine sono le stesse declinazioni del jazz. Ovviamente io non sono in grado di spaziare in ogni genere, anche se qualche volta c’ho provato, ma dal punto di vista compositivo il linguaggio dove mi riconosco di più é il genere fusion e questo mio amico diceva sempre che il mio sound é un po’ californiano e un po’ mediterraneo, quindi condensando questi due mondi ha coniato il termine “CaliFoggiano”

Sei un bravissimo chitarrista, un appassionato dello strumento e sei anche un endorser per aziende del settore. Quante chitarre hai?

Attualmente ne ho tra 25/28. Si suono da tanti anni con le chitarre del marchio Benedetto e sono un loro Ambassador europeo, come amplificatori uso i Dv Mark un marchio italiano con cui mi trovo veramente benissimo e poi ho messo insieme il mio set up, ho le pedaliere JTJ audio, vari sponsor, ma anche aziende con cui collaboro, perché il suono é frutto di ricerca e collaborazione e devo dire che sono molto fortunato perchè sono tutti marchi validissimi, molto innovativi e orientati alla ricerca e sviluppo e che non si fermano mai, ma anzi vanno sempre avanti a cercare nuove soluzioni.

So che si uno dei pochi musicisti in Italia, se non l’unico, a suonare la chitarra sette corde. Ci vuoi parlare di questo particolare strumento?

Proprio tornando al discorso di prima della fusion, la chitarra 7 corde nella sezione jazzistica é qualcosa che negli Stati Uniti si é sviluppata negli anni 50 grazie a george wanett ed é uno strumento che produce un tipo di musica molto mainstream, molto classica. 6/7 anni fa’ l’azienda Benedetto mi propose una chitarra 7 corde, io ero molto titubante mi preoccupava l’idea di uno strumento in un certo senso nuovo, e quindi il fatto che sarei dovuto ripartire da zero. Ed effettivamente é stato così, perché la settima corda é un la basso e quindi ho dovuto ricodificare tutti gli accordi che suonavo tradizionalmente, però dal punto di vista pratico, del mestiere, per chi come me ha accompagnato centinaia di cantanti, spesso in duo, é uno strumento incredibile, che ti rende capace di essere molto più pianista, potendo fare la parte del basso e sembra veramente di ascoltare un Trio. E’ uno strumento che mi ha dato molte, molte soddisfazioni sia in live che quelle poche volte con cui ho registrato.

Luca di Luzio

Questa estate sarai in tournée, immagino dopo che sarà finito il tuo impegno con Cesena Jazz. Parlaci delle date e dove suonerai?

Intanto sarò con dei compagni di viaggio straordinari, Dave Weckl, tra l’altro aveva suonato sul mio primo album, mentre Alain Caron nel secondo. Quindi ci sono entrambi in questo Quintet insieme a me e la particolarità é che non avevano mai suonato insieme e per questo sono onorato e lusingato di fare da trait d’union tra questi due grandi musicisti. Perciò la sezione ritmica sarà veramente stellare, George Whitty ha prodoto il mio secondo album, ma ha anche suonato sul primo, Manuel Trabucco é invece un bravissimo sassofonista italiano, con grandissime esperienze internazionali, con lui collaboro ormai da più di dieci anni e abbiamo studiato insieme al conservatorio. per quanto riguarda il tour, comr già detto saremo il 18 luglio a Cesena, poi a Corinaldo, Ascoli Piceno, a Isola del Gran Sasso, per il festival delle Abbazie, Pozzuoli, Reggio Calabria, Cosenza, Potenza e infine a Roma. Un tour molto condensato perché faremo undici concerti in dodici giorni. Ti dico che sono molto felice per questo tour, perchè una band così é davvero un sogno.

“Never Give Up” é il tuo secondo album, uscito ad ottobre 2022. Quali sono i tuoi progetti futuri e che cos’hai in cantiere

“Never Give Up” é stata per me l’evoluzione del mio primo album “Globetrotter”, sia dal punto di vista compositivo, degli arrangiamenti e anche del fraseggio e del linguaggio. I progetti sono quelli di aggiungere ai primi due gradini, il terzo, il quarto e così via, continuando a scrivere, cosa che mi piace molto e che ho imparato a fare in maniera più organizzata rispetto ad un tempo. Difatti sono anche più prolifico, alle volte suono già con l’idea di scrivere qualcosa di nuovo, poi magari una volta un brano nasce da un frammento melodico, altre volte in maniera diversa. Sono comunque tutti piccoli spunti che servono a dar vita a un nuovo progetto, devo dire che la composizione é una cosa che ho scoperto non da tantissimi anni, ma che mi dà molte gratificazioni.

Danilo Bazzucchi

“Never Give Up” é stata per me l’evoluzione del mio primo album “Globetrotter”, sia dal punto di vista compositivo, degli arrangiamenti e anche del fraseggio e del linguaggio. I progetti sono quelli di aggiungere ai primi due gradini, il terzo, il quarto e così via, continuando a scrivere, cosa che mi piace molto e che ho imparato a fare in maniera più organizzata rispetto ad un tempo. Difatti sono anche più prolifico, alle volte suono già con l’idea di scrivere qualcosa di nuovo, poi magari una volta un brano nasce da un frammento melodico, altre volte in maniera diversa. Sono comunque tutti piccoli spunti che servono a dar vita a un nuovo progetto, devo dire che la composizione é una cosa che ho scoperto non da tantissimi anni, ma che mi dà molte gratificazionDanilo Bazzucchi