A pochi giorni dal via dell’XI° edizione, Jazz Around intervista il Direttore Artistico Nicola Bortolanza, che parla degli inizi del Festival, delle scelte artistiche e del rapporto instaurato tra musica e luoghi d’arte: “Volevamo portare l’atmosfera del jazz club nei palazzi storici, al fine di creare un’atmosfera raccolta, ed è una formula che tutt’ora manteniamo per certi eventi”
Ti ricordi la prima volta che hai ascoltato musica consapevolmente e ne sei rimasto colpito?
Mi ricordo che uno dei primi dischi, forse il primo che comprai, fu Slowhand di Eric Clapton. Avevo circa 15 anni, quello fu il periodo in cui cominciai ad ascoltare musica con particolare interesse, seguito immediatamente dai primi studi di basso elettrico.
Che cosa ti ha spinto a diventare organizzatore di eventi musicali?
Probabilmente mi ha aiutato il fatto di saper suonare uno strumento, ma le cose si sono evolute spontaneamente.
Qual’è la formula che caratterizza maggiormente Treviso Suona Jazz Festival?
La manifestazione attraversa la splendida cornice della città di Treviso, con un percorso di eventi che coinvolgono chiese, musei, spazi espositivi, fino ai teatri e agli auditorium, senza tralasciare i locali e gli spazi all’aperto. E’ diventato anche un evento multidisciplinare, con concerti, proiezioni, workshop e mostre. Il tutto nacque oltre dieci anni fa con l’intento di creare un evento diffuso, che creasse uno stretto rapporto tra musica e luoghi d’arte. Il festival è cresciuto nel tempo, ora abbraccia l’intera città, coinvolgendo a volte anche i luoghi non propriamente deputati.

Ci parli del rapporto che avete instaurato tra musica e luoghi d’arte?
L’intento iniziale, agli esordi, era quello di portare l’atmosfera del jazz club nei palazzi storici, al fine di creare un’atmosfera raccolta e consentire una maggiore coinvolgimento, con la vicinanza tra pubblico e artisti. E’ una formula che tutt’ora manteniamo per certi eventi, e che si dimostrò innovativa all’epoca per la nostra città.
Con quale criterio scegli gli artisti da portare nella tua kermesse?
Ogni anno emergono tanti bei progetti, con artisti Italiani e Internazionali, e non si riesce a dare spazio a tutti nell’immediato. Il festival è pensato nell’ottica di proporre progetti di qualità, con grandi artisti Internazionali, ma anche Italiani e locali. Mi sono sempre mosso con onestà, senza cadere nelle logiche di convenienza, che a volte purtroppo vi sono anche in questo settore. Il pubblico è sempre molto numeroso e questo mi ripaga di tutto.
Nel tuo caso, in che cosa consiste realmente l’attività di organizzatore?
Mi occupo della direzione artistica, ma anche della produzione insieme al mio staff.
Nel tempo avete dato spazio sempre di più ai giovani talenti, un aspetto importante per il festival ma anche per i giovani stessi..
Devo dire che stiamo riuscendo ad attrarre l’attenzione dei giovani, una tipologia di pubblico in crescita ai nostri eventi grazie alle attività didattiche e alle serate musicali che proponiamo nei locali durante l’anno. Quest’anno tra le produzioni originali del festival vi sarà la “Workshop jazz orchestra”, un progetto pensato per dare spazio alle nuove generazioni e ai nuovi talenti. Questi ragazzi si esibiranno con organico a big band, sotto la direzione di Ettore Martin e con la presenza speciale di Michele Polga, presentando il lavoro svolto nel workshop di TSJF tenutosi tra i mesi di ottobre ed aprile. A completamento del coinvolgimento di più fasce d’età, nel corso del festival non mancherà anche un laboratorio per bambini. Crediamo molto nei giovani, anche per questo motivo in ogni edizione conferiamo borse di studio affinchè i ragazzi possano continuare i percorsi didattici anche in altre importanti realtà musicali nazionali.

Che riscontro ha il festival in termini di pubblico e fasce d’età?
Il festival attira un pubblico eterogeneo, dai bambini agli adulti, dai meno esperti ai più esigenti. Questo ampio raggio è consentito dalla multidisciplinarietà della manifestazione. I concerti clou, programmati a volte in esclusiva Regionale o Nazionale, richiamano pubblico da tutto il nord Italia, fino all’Emilia, ma ci sono appassionati che arrivano anche dall’estero, è successo più volte, e quest’anno per il concerto di Uri Caine trio, che sarà una prima Italiana, c’è molto interesse.
In che cosa si differenzia il Treviso Suona Jazz Festival, rispetto ad altre manifestazioni similari.
Non saprei dirti, lascio a pubblico capire le nostre peculiarità. Mi prendo però il merito di aver innescato una particolare attenzione per il jazz che, in Provincia di Treviso, fino a 10 anni fa non c’era.
Come è cresciuto il festival nel tempo?
La manifestazione è cresciuta molto, in termini di quantità di eventi, di coinvolgimento di sedi, di qualità delle proposte e di richiamo di pubblico. Ringrazio davvero tanto tutti coloro che ci hanno supportato e che continuano a supportarci.
Chi è oggi Nicola Bortolanza, con tre aggettivi, come ti definiresti?
Onesto, Tenace, Rispettoso