E’ approdato di recente nelle librerie l’ultima fatica del critico, didatta e direttore artistico Stefano Zenni. Si tratta di “Storia del jazz. Una prospettiva globale”
Il libro è pubblicato da Quodlibet (casa editrice che da qualche tempo sta proponendo titoli assai interessanti nell’ambito della musica nera, tra i quali mi piace segnalare la prova come scrittore di Louis Armstrong (sì proprio lui, con la macchina da scrivere invece della consueta tromba!), per il divertente Un lampo a due dita). La carta d’identità del jazz riporta convenzionalmente come nascita il 1917, anno tumultuoso nel mezzo della Prima Guerra Mondiale: una lunga avventura ultracentenaria ed è compito degli storici certificarne i cambiamenti. Scrive Zenni introducendo il volume: «Senza timore di smentita, nel bene e nel male questa è la storia del jazz con la più ampia trattazione della contemporaneità attualmente sul mercato». Il libro, nato dieci anni fa, approda ora a una edizione profondamente aggiornata che nell’ultimo capitolo, una tra le diverse novità presenti, esplora i rapporti con elettronica, hip hop, world music, il consolidarsi di nuove aree geografiche, dall’Africa al Nord Europa e l’emergere di inedite figure chiave.

Il volume si espande cercando di onorare la prospettiva globale richiamata fin dal titolo e rispetto all’edizione precedente accresce i capitoli dedicati all’Africa, all’America Latina, all’Europa. Anche il jazz italiano è oggetto di una revisione che valorizza alcune figure fondamentali del dopoguerra come quella di Giorgio Gaslini. Per uno storico è difficile lavorare sulla contemporaneità ma ci sono figure come John Zorn e Bill Frisell che ricevono le attenzioni che meritano, stante il lavoro prodotto negli ultimi decenni. Per chi ama la chiarezza mappe, carte e diagrammi sintetizzano la densità di concetti che questa storia del jazz semina pagina dopo pagina. Gli appassionati ricordano con affetto la storia del jazz firmata dal critico Arrigo Polillo che ha avuto così tante ristampe da diventare un’istituzione come nel cinema lo sono Mereghetti o Morandini. Per anni i neofiti si sono avvicinati al jazz con “il Polillo”; il miglior augurio che si può fare al libro è di raccoglierne l’eredità e diventare “lo Zenni”.
Franco Bergoglio